giovedì 10 settembre 2015

Angiostrongilosi (Angiostrongylus vasorum) cardiopolmonare del cane - terza parte

La diagnosi definitiva della patologia può essere attuata con diversi esami :

- Test di Baermann per la ricerca delle larve di angiotrongylus nelle feci o con
   il lavaggio tracheobronchiale
- Esame PCR (polimerase chain reaction) sul sangue per la ricerca del DNA
   del parassita
- Tecniche immunocromatografiche od Elisa per la ricerca degli antigeni

Si reputa che vengano individuati circa il 50 % dei cani infestati con un singolo
esame di Baermann in quanto l'eliminazione delle larve è intermittente.
Pertanto viene consigliato di raccogliere le feci per tre giorni consecutivi
per migliorare l'affidabilità del test.

Il trattamento dell'angiostrongilosi prevede la terapia di supporto e la terapia
antielmintica.

La terapia di supporto è correlata alla gravità del quadro clinico.
Nei casi più severi può essere somministrato l'ossigeno per supportare la
funzione respiratoria e trasfusioni di sangue o plasma in presenza di gravi
emorragie mentre per gli animali dispnoici viene consigliato il riposo in gabbia.
I corticosteroidi possono essere utili con reazioni anafilattiche o trombocitopenia
(diminuzione delle piastrine) immunomediata.
Sono stati anche impiegati broncodilatatori, diuretici e ace-inibitori.

Attualmente i farmaci utilizzati per la terapia antielmintica sono il fenbendazolo
(20-50 mg/Kg per 5-20 giorni), la milbemicina ossima (0,5 mg/Kg una volta
alla settimana per quattro settimane) e la moxidectina spot-on al 2,5% (una
sola volta, eventualmente ripetuta dopo trenta giorni).

Viene anche consigliato di eseguire il test di Baermann dopo sei settimane
dalla somministrazione di moxidectina e dopo tre settimane da quella del
fenbendazolo anche per escludere che gli animali diventino portatori
asintomatici e quindi serbatoi di nuove infestazioni.

La prognosi è buona per la maggioranza dei cani trattati anche se ciò dipende
dalla gravità dei sintomi.
Quelli respiratori scompaiono generalmente 1-2 settimane dopo l'inizio della
terapia mentre nei casi più gravi possono permanere sintomi dopo l'eliminazione
dei parassiti.
Nei cani con segni neurologici la prognosi a lungo termine è generalmente
buona.
La mortalità è dovuta soprattutto alle emorragie e all'insufficienza respiratoria.

La profilassi dell'angiostrongilosi prevede di evitare il più possibile il contatto
e l'ingestione di lumache e chiocciole da parte dei cani.
L'uso di molluschicidi non sembra invece influenzare la percentuale degli
animali infestati.
Probabilmente l'utilizzo regolare di trattamenti antielmintici è la forma più
efficace di prevenzione nelle aree endemiche.
Per la profilassi sono stati impiegati la moxidectina e la milbemicina.