mercoledì 27 maggio 2015

Complicanze nella malattia valvolare cronica della mitrale - seconda parte

Un'altra complicazione della malattia valvolare cronica della mitrale del cane è
la rottura dell'atrio sinistro che invece non è mai stata segnalata nell'uomo
con la medesima patologia.

Le cause che portano alla fissurazione parziale e poi anche alla rottura
completa della parete, sembrano essere la dilatazione dell'atrio sinistro
che comporta la presenza di pareti più fini e quindi più vulnerabili
all'aumento della pressione nella camera e le lesioni provocate dall'impatto
del jet di rigurgito ad alta velocità (jet impact lesions) sulla parete.
Queste fissurazioni possono, in alcuni casi, essere riparate dall'organismo.

La lacerazione dell'endocardio (parte più interna della parete) è vista
frequentemente all'esame autoptico di cani che hanno avuto insufficienza
mitralica di lunga durata.

La rottura della parete dell'atrio permette il passaggio del sangue nello
spazio pericardico (emopericardio) con possibile sviluppo di tamponamento 
cardiaco oppure la formazione di difetti (aperture) del setto interatriale.

Il tamponamento cardiaco è l'accumulo di liquido o sangue all'interno del
sacco pericardico che comprime il cuore e ne ostacola il suo riempimento.

Spesso il tamponamento provoca la morte rapida dell'animale ma, se il cane
sopravvive, si possono manifestare tachicardia, tachipnea (aumento della
frequenza respiratoria), dispnea (respiro difficoltoso), debolezza, collasso,
marcata intolleranza all'esercizio, ascite, sincope.

Il tamponamento cardiaco richiede un intervento immediato con l'esecuzione
della pericardiocentesi cercando di non rimuovere una quantità eccessiva di
liquido per non stimolare un ulteriore sanguinamento ma sufficiente per
ripristinare la portata cardiaca.
Alle volte si può anche verificare la cicatrizzazione della rottura, se questa è
piccola, impedendo l'ulteriore formazione di fluido nel sacco pericardico.

Se il tamponamento dovesse ripresentasi dopo la pericardiocentesi, è possibile
prendere in considerazione  anche la toracotomia (apertura del torace) con
pericardiectomia e sutura della rottura ma la prognosi in questo caso è sempre
estremamente riservata anche dopo la chiusura della lacerazione.

La pericardiectomia è l'asportazione parziale o totale del pericardio.

La diagnosi di versamento pericardico è ottenuta facilmente con
l'ecocardiografia mentre è più difficile diagnosticare con questo esame
la rottura dell'atrio sinistro.

La prognosi della lacerazione dell'atrio sinistro è quindi riservata o infausta.








mercoledì 20 maggio 2015

Pimobendan nella cardiologia del cane e del gatto - terza parte

Lo studio QUEST, nei cani con malattia valvolare cronica e con insufficienza
cardiaca congestizia, ha dimostrato che la somministrazione del pimobendan
più la terapia convenzionale aumenta la sopravvivenza in misura maggiore
rispetto all'associazione ace-inibitore più terapia convenzionale.
Nelle linee guida di questa malattia viene comunque consigliato l'uso
contemporaneo del pimobendan e dell'ace-inibitore.

Nel gatto il pimobendan è stato somministrato nelle cardiopatie con 
disfunzione sistolica (cardiomiopatia restrittiva, cardiomiopatia dilatativa,
cardiomiopatie non classificate).
Nella cardiomiopatia ipertrofica, la malattia cardiaca più frequente in questa
specie, il suo uso è controindicato ma nella fase terminale della malattia,
in presenza di disfunzione sistolica, la sua somministrazione può essere utile.

Il dosaggio del pimobendan è di 0,2-0,6 mg/Kg ogni 24 ore per via orale.
Viene raccomandata una dose di 0,5 mg/Kg al giorno in due somministrazioni
(0,25 mg/Kg ogni 12 ore) almeno un'ora prima del pasto perché il cibo
interferisce con il suo assorbimento.
Si può anche iniziare con dosaggi bassi (0,1 mg/Kg ogni 12 ore) per poi
aumentare la posologia fino a 0,3 mg/Kg ogni 12 ore.
Nella malattia valvolare cronica del cane nei soggetti in classe D (scompenso
cardiaco refrattario) è stata proposta la somministrazione del farmaco ogni
8 ore.

Recentemente è stato commercializzato il pimobendan iniettabile che viene
somministrato per via endovenosa a 0,15 mg/Kg seguito dopo 12 ore dalla sua
dispensazione per via orale.

Le controindicazioni all'utilizzo del pimobendan sono presenti nelle condizioni
dove non è possibile un aumento della portata cardiaca per cause anatomiche
o funzionali come nelle stenosi (restringimenti) valvolari (es.stenosi aortica,
stenosi polmonare) e nelle cardiomiopatie ipertrofiche specialmente con
ostruzione del tratto di efflusso (di uscita) del ventricolo (ostruzione dinamica).

Il pimobendan non deve essere utilizzato nella fase asintomatica della malattia
valvolare cronica del cane perché può peggiorare le lesioni valvolari e la
funzione cardiaca.

Gli effetti collaterali del pimobendan non sono comuni.
In alcuni casi si ha un aumento della frequenza cardiaca e ipotensione
sistemica che sono dose dipendenti e si risolvono in genere con la
riduzione del dosaggio.

Altri effetti collaterali segnalati sono vomito, diarrea, anoressia, incremento
dell'azotemia, letargia, debolezza, incoordinazione, convulsioni e una potenziale
azione che favorisce l'insorgenza di aritmie (attività proaritmica).


Potete anche leggere i primi due post sul pimobendan cliccando sui
sottostanti link :

http://www.infocardiovet.com/2014/06/pimobendan-nella-cardiologia-del-cane-e.html
http://www.infocardiovet.com/2014/11/pimobendan-nella-cardiologia-del-cane-e.htm








mercoledì 13 maggio 2015

Complicanze nella malattia valvolare cronica della mitrale - prima parte

La malattia valvolare cronica della mitrale è la patologia cardiaca più 
frequente nel cane e colpisce soprattutto soggetti adulti e anziani di
piccola taglia.

Il decorso della malattia è variabile da soggetto a soggetto e può essere
influenzato dalla comparsa di determinate complicanze come la rottura
delle corde tendinee, l'ipertensione polmonare, l'insufficienza renale, le
aritmie e la rottura dell'atrio sinistro.


Rottura delle corde tendinee

Le corde tendinee sono delle strutture fibroelastiche che sono connesse per
una estremità ai muscoli papillari e per l'altra ai margini dei lembi valvolari
e hanno la funzione di regolare l'apposizione dei  due lembi in modo che
combacino perfettamente durante la chiusura della valvola (sistole ventricolare).

Nel corso della malattia valvolare le corde tendinee possono essere interessate
dal processo degenerativo e quindi essere predisposte alla rottura.

Le conseguenze della lacerazione sono più o meno gravi a seconda che
vengano coinvolte le corde tendinee maggiori o quelli minori.

La rottura di una corda maggiore determina un immediato e significativo
aumento del rigurgito mitralico con incremento della pressione dell'atrio
sinistro e delle vene polmonari e sviluppo di edema polmonare acuto.
Sembra che la gravità sia più rilevante quando la rottura è a carico delle corde
tendinee maggiori con inserzione sul lembo settale della mitrale.

Quando invece la rottura interessa le corde tendinee minori, i segni clinici sono
meno evidenti o assenti.

La rottura deve essere sempre sospettata in un cane che è in una fase stabile
della patologia e che presenta un peggioramento repentino.

Alla visita clinica l'animale presenta dispnea (respiro difficoltoso), tachipnea
(respiro frequente), ortopnea mentre il soffio da rigurgito mitralico può essere
diminuito per decremento della differenza di pressione (gradiente pressorio)
tra atrio e ventricolo.
Alle volte è possibile rilevare un ritmo cardiaco di galoppo per la comparsa del
tono S3.
L'ortopnea è la presenza di una difficoltà respiratoria che impedisce
all'animale di rimanere coricato e lo costringe ad assumere il decubito
sternale o la stazione quadrupedale.

La diagnosi di rottura delle corde tendinee è ottenuta con l'ecocardiografica
dove si visualizza un lembo mitralico fluttuante nell'atrio sinistro.
Inoltre è rilevabile un severo rigurgito mitralico.
Alla radiografia toracica sono presenti quadri di edema interstiziale ed alveolare
con dilatazione delle vene polmonari.

La terapia, in presenza di edema polmonare acuto, deve essere tempestiva ed
aggressiva.
Si somministrano furosemide in bolo o per infusione endovenosa continua,
pimobendan iniettabile o per via orale, vasodilatatori come idralazina od
amlodipina, eventualmente ossigeno.
Nelle forme più  gravi può anche essere utilizzato il nitroprussiato (un potente
vasodilatatore) che richiede un monitoraggio continuo della pressione per
evitare crisi ipotensive ed è stato consigliato anche l'uso della dobutamina
per infusione endovenosa continua.

Potete anche leggere sulla terapia dello scompenso acuto
http://www.infocardiovet.com/2014/05/lo-scompenso-cardiaco-nel-cane-e-nel.html








mercoledì 6 maggio 2015

Tosse e malattie cardiache nel cane

La tosse è un importante mezzo difensivo dell'organismo caratterizzata da
un'inspirazione profonda a cui segue un'espirazione forzata dapprima a glottide
chiusa e poi aperta che può determinare l'espulsione di materiale penetrato
precedentemente nelle vie respiratorie o che si è accumulato per processi
patologici.

La glottide, formata dalle corde vocali e dallo spazio fra di esse, rappresenta
la parte intermedia della laringe.
La glottide viene chiusa, durante la deglutizione, da una struttura cartilaginea
chiamata epiglottide per impedire al cibo di penetrare nelle vie respiratorie.

I recettori della tosse, presenti nelle apparato respiratorio, sono attivati
maggiormente da stimoli di tipo meccanico nelle vie aeree superiori (laringe,
trachea) e da stimoli di tipo chimico nelle vie aeree inferiori (bronchi, bronchioli).

E' stato anche evidenziato che i recettori non sono presenti a livello dei
bronchioli terminali e degli alveoli polmonari.

Nel cane la tosse è sempre stata ritenuta uno dei sintomi più importanti di
insufficienza cardiaca ma ultimamente questo concetto è stato in parte rivisto.

Nel cane adulto e anziano di piccola taglia, dove è frequente la malattia
valvolare cronica, non è sempre facile distinguere la tosse di origine cardiaca
da quella di origine extracardiaca.

Questi cani possono essere divisi in tre gruppi

1) cani con soffio cardiaco e con tosse causata da malattie dell'apparato
    respiratorio
2) cani con soffio cardiaco, con tosse e malattia cardiaca e respiratoria
3) cani con soffio cardiaco e tosse di origine cardiaca

In presenza di tosse e di un soffio da insufficienza valvolare è possibile
individuare la causa precisa della tosse attraverso un'anamnesi (storia
clinica del soggetto) accurata, un esame clinico scrupoloso e l'impiego  
di alcuni esami diagnostici.