martedì 26 agosto 2014

Lo scompenso cardiaco nel cane e nel gatto - il sistema nervoso simpatico

Nello scompenso cardiaco, per ovviare all'incapacità del cuore a fornire
un adeguato apporto di sangue ai tessuti, entrano in gioco dei meccanismi
compensatori per cercare di riportare alla normalità la funzione cardiovascolare.

Questi meccanismi (risposta neurormonale) si basano tra l'altro
sull'attivazione del sistema nervoso simpatico, del RAAS (sistema
renina angiotensina aldosterone), delle citochine, delle endoteline,
dei peptidi natriuretici.

Il sistema nervoso simpatico costituisce una parte del sistema nervoso
autonomo il quale controlla alcune funzioni dell'organismo senza l'intervento
volontario.
L'azione del sistema simpatico si esplica attraverso l'attivazione dei
recettori adrenergici ai quali si legano le catecolamine (adrenalina,
noradrenalina).
I recettori adrenergici cardiovascolari si trovano a livello cardiaco
(prevalentemente recettori beta 1) e a livello dei vasi periferici
(recettori beta due e alfa).


La stimolazione dei recettori beta 1 cardiaci ha principalmente questi
effetti sul cuore :

- effetto inotropo positivo con aumento della contrattilità cardiaca
- effetto cronotropo positivo con aumento della frequenza cardiaca
- effetto lusitropo positivo con aumento del rilasciamento cardiaco


La stimolazione dei recettori periferici beta 2 e alfa porta a vasocostrizione
con aumento delle resistenze periferiche e del postcarico e quindi della
pressione arteriosa sistemica.

Le resistenze periferiche sono le forze che si oppongono al fluire del sangue
nei vasi.
Il postcarico è la forza che si oppone all'espulsione del sangue dal cuore
durante la sistole ed equivale approssimativamente alla pressione arteriosa
sistemica al momento dell'apertura della valvola aortica.






martedì 19 agosto 2014

Procedure interventistiche nel cane e nel gatto - seconda parte

Le tecniche interventistiche per la chiusura dei difetti del setto interatriale
vengono utilizzate da non molto tempo nel cane.
Solo i difetti tipo ostium secundum  possono essere chiusi con le tecniche
interventistiche mentre gli altri difetti (tipo ostium primum, seno coronarico,
seno venoso) richiedono la chirurgia.
Nell'uomo sono trattati anche difetti settali multipli e il forame ovale persistente.
Per la chiusura viene utilizzato un dispositivo a doppio disco in nitinolo, una
legadi nichel e titanio, chiamato Amplatzer Atrial Septal Occluder che è stato
studiato e applicato nell'uomo.
Il dispositivo viene ancorato al tessuto cardiaco attorno al difetto sia dalla parte
dell'atrio sinistro sia da quella dell'atrio destro.


Ci sono delle condizioni necessarie per potere effettuare l'intervento che sono
state stabilite nell'uomo ma sono valide anche per il cane :

- rapporto tra il flusso dell'arteria polmonare e quello dell'aorta (QP/QS)
  maggiore di 1.5.
- dimensioni del difetto inferiori a 40 mm per avere un dispositivo adeguato per
  la chiusura.
- quantità adeguata di tessuto intorno al difetto (in inglese rim) per dare un
  supporto al dispositivo di chiusura.
- dimensioni del dispositivo e sua localizzazione che non devono interferire con
  le valvole atrioventricolari, con lo sbocco delle vene polmonari (in atrio sinistro)
  e delle vene coronariche (seno coronarico in atrio destro).


Inoltre non devono essere presenti :

- difetti ampi e multipli
- altre anomalie associate
- trombosi atriale e/o della vena cava inferiore
- endocardite o altre infezioni insorte a meno di un mese dalla
  procedura di occlusione


Le complicazioni più frequenti nell'uomo sono :

- malposizionamento e/o embolizzazione del dispositivo di occlusione
- embolizzazione di trombi formatesi sul dispositivo
- disfunzione della valvole atrioventricolari (mitrale e tricuspide)
- ostruzione del ritorno venoso al cuore
- perforazione della parete atriale o aortica con sviluppo di emopericardio
  e tamponamento cardiaco
- persistenza di un flusso residuo non significativo attraverso il difetto







martedì 12 agosto 2014

La lidocaina nella cardiologia del cane e del gatto - seconda parte

Le indicazioni principali per l'uso della lidocaina sono :

- aritmie ventricolari come complessi ventricolari prematuri, tachicardia
  ventricolare sostenuta e non, tachicardia ventricolare monomorfa e polimorfa.
- in particolare aritmie ventricolari per aumento dell'attività del sistema
  simpatico in seguito alla somministrazione di alotano (anestetico gassoso)
  e aritmie ventricolari da intossicazione digitalica.
- nelle aritmie sopraventricolari la lidocaina è poco o per nulla efficace.


La tachicardia ventricolare sostenuta è un'aritmia della durata maggiore di
trenta secondi o un'aritmia che deve essere interrotta entro trenta secondi perché
provoca un deterioramento della circolazione del sangue (compromissione
emodinamica).
La tachicardia ventricolare monomorfa presenta i complessi QRS con la
stessa forma.
Nella tachicardia ventricolare polimorfa, invece, i complessi QRS variano da
battito a battito.

I dosaggi consigliati del farmaco sono :

- nel cane 2-4 mg/Kg in bolo endovenoso, ripetuto ogni dieci minuti fino ad
  un massimo di 8 mg/Kg, oppure, dopo un bolo iniziale, 25-100 mcg/Kg/min
  fino alla scomparsa dell'aritmia e se necessario si ripete metà della dose
  iniziale in 20-40 minuti.
  L'azione terapeutica inizia dopo 1-2 minuti, raggiunge il picco dopo circa
  cinque minuti e dura per 10-30 minuti.

- il gatto è più sensibile all'azione della lidocaina tanto che alcuni medici
  veterinari evitano di usarla in questa specie.
  Il dosaggio è 0,5 mg/Kg in bolo endovenoso o 10-40 mcg/Kg/min per
  infusione continua.

Gli effetti collaterali principali della lidocaina sono gastrointestinali, neurologici
e cardiovascolari.
Quelli gastrointestinali sono rappresentati soprattutto dal vomito, quelli
neurologici (che sono gli effetti collaterali più frequenti) da fenomeni eccitativi
o depressivi e da tremori, nistagmo e convulsioni.
Gli effetti collaterali cardiovascolari sono bradicardia, ipotensione e aumento
della velocità di conduzione dell'impulso elettrico in presenza di flutter
o fibrillazione atriale.





mercoledì 6 agosto 2014

Il clopidogrel nelle patologie cardiovascolari del cane e del gatto

Il clopidogrel è un farmaco di recente introduzione nella clinica del cane e
del gatto.
La sua attività contrasta l'aggregazione piastrinica per inibizione del recettore
P2Y12 dell'ADP (adenosina difosfato). Inoltre riduce il rilascio della serotonina.

L'aggregazione piastrinica è il meccanismo attraverso il quale le piastrine
aderiscono tra loro per formare un ammasso detto trombo bianco, prima fase
del processo di coagulazione.

Il clopidogrel non ha attività farmacologica  e pertanto, dopo l'assorbimento a
livello intestinale, deve essere trasformato in forma attiva (metabolita attivo)
nel fegato.
Raggiunge il massimo effetto entro 72 ore dalla somministrazione e la sua
azione scompare dopo circa sette giorni dalla sospensione della terapia.

Il dosaggio medio del farmaco nel cane è di 2-4 mg/Kg per via orale ogni
24 ore. In presenza di significativa ischemia si può anche somministrare
inizialmente una dose di carico di 10 mg/Kg, poi ridotta a 2 mg/Kg ogni
24 ore.
Nel gatto viene somministrato a 18,75 mg/gatto per via orale ogni 24 ore.
Anche in questa specie è stata utilizzata una dose di carico di 75 mg/gatto
che, somministrata il più presto possibile dopo l'evento tromboembolico,
ha dimostrato di migliorare il flusso sanguigno collaterale.
Può anche essere impiegato assieme all'acido acetilsalicilico (aspirina).

Le indicazioni principali per l'uso del clopidogrel sono :
- prevenzione del tromboembolismo aortico felino conseguente a
  cardiopatia
- prevenzione del tromboembolismo arterioso nel cane

Gli effetti collaterali più comuni del farmaco sono anoressia e vomito.
Quest'ultimo può essere ridotto con la somministrazione contemporanea
di cibo.
Il clopidogrel non causa fenomeni ulcerativi all'apparato digerente.

Un recente studio, effettuato su gatti con precedenti episodi tromboembolici,
ha dimostrato che la somministrazione di clopidogrel garantisce, rispetto
all'acido acetilsalicilico, sia un periodo più lungo senza sintomi sia un aumento
della sopravvivenza.