venerdì 13 settembre 2013

Elettroliti e cuore nel cane e nel gatto - prima parte

Le alterazioni delle concentrazioni degli elettroliti possono avere importanti
ripercussioni sul cuore del cane e del gatto.
Gli elettroliti sono dei composti che, quando sono disciolti in soluzioni, hanno
la capacità di dissociarsi in ioni.
Gli ioni sono atomi o gruppi di atomi che sono caricati elettricamente.
Quando hanno carica positiva vengono chiamati cationi, con carica negativa
anioni.
I più importanti elettroliti, che hanno azione sul cuore e che possono dare
sintomi cardiovascolari, sono il calcio, il magnesio e il potassio.                                       
Potenzialmente qualsiasi elettrolita, quando aumenta o diminuisce oltre una
certa soglia le sue concentrazioni nel sangue, può produrre anomalie visibili
all'elettrocardiogramma.

Il potassio è presente nei liquidi corporei come catione K+ e si trova
principalmente all'interno delle cellule.
Esplica numerose azioni nell'organismo del cane e del gatto tra le quali :

- ridistribuzione (assieme al sodio) dei liquidi all'interno e all'esterno della cellula
- partecipazione al metabolismo dei carboidrati e delle proteine
- regolazione della pressione sanguigna per attività sulla muscolatura vasale e
  sull'eliminazione del sodio con le urine
- regolazione (assieme al calcio) dell'attività di trasmissione dell'impulso nervoso
  e della contrazione muscolare
- nella cellula cardiaca mantiene negativo il potenziale di membrana a riposo.

Bisogna sottolineare che le diverse cellule del cuore (es. quelle del nodo
del seno o quelle del nodo atrioventricolare o ancora quelle del miocardio
ventricolare) rispondono in modo diverso alle variazioni del potassio extracellulare.

L'aumento del potassio nel sangue è chiamato iperpotassiemia o iperkaliemia
mentre la sua diminuzione ipopotassiemia o ipokaliemia.

L'iperkaliemia può avere effetti gravi sul cuore (può anche determinare la
morte dell'animale) e riconosce nel cane e nel gatto diverse cause :                                                                                                                                                           
1) eccessiva somministrazione di potassio (per via orale, sottocutanea,
    endovenosa) anche sotto forma di farmaci (penicillina G potassica,
    bromuro di potassio).

2) diminuzione della sua eliminazione attraverso i reni per insufficienza renale
    anurica o oligurica (con produzione di urina assente o diminuita), per
    ipoadrenocorticismo (morbo di Addison) malattia delle ghiandole surrenali
    con diminuita produzione di aldosterone e di cortisolo, per l'azione di
    determinati farmaci come lo spironolattone o gli ace-inibitori (che tra l'altro
    sono usati in cardiologia).

3) per lacerazione delle vie urinarie (es. per traumi) o ostruzione uretrale
    (es.per calcoli).

4) per spostamento del potassio dall'interno all'esterno delle cellule come
    nell'acidosi metabolica, per rapido rilascio del potassio dai tessuti in
    determinate condizioni come nella sindrome da riperfusione nel
    tromboembolismo aortico, nella chetoacidosi diabetica (fase avanzata
    del diabete).





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