venerdì 11 aprile 2014

I biomarcatori cardiaci nel cane e nel gatto - prima parte

Con il termine di biomarcatore o biomarker si designa un indicatore
misurabile che può dare informazioni su una funzione fisiologica (normale)
dell'organismo, su un processo patologico o su una risposta ad una terapia.

In senso più stretto facciamo riferimento a sostanze misurabili nei liquidi 
biologici ed in particolare nel sangue come ad esempio la creatinina per
valutare la funzionalità dei reni o le transaminasi per quella del fegato.

In cardiologia sono stati studiati diversi biomarcatori per la diagnosi e
la prognosi delle malattie cardiache che sono stati divisi in sei categorie :

1) marcatori di danno cardiaco (troponine)

2) marcatori di stress (stiramento) miocardico (peptidi natriuretici)

3) marcatori di rimodellamento cardiaco (es. metalloproteinasi)

4) marcatori di disfunzione endoteliale (es. ADMA)

5) marcatori dell'infiammazione (es. fattore di necrosi tumorale, proteina
    C reattiva)

Il rimodellamento cardiaco è il processo di adattamento del cuore alla
malattia attraverso cambiamenti della struttura, della geometria, della massa
e della funzione cardiaca.

La disfunzione endoteliale è un'alterazione del normale funzionamento
dell'endotelio dovuta alla perdita di alcune caratteristiche della sua struttura
e della sua funzione.
L'endotelio è lo strato di cellule che riveste la parte più interna dei vasi
(quella a contatto con il sangue).


I biomarcatori di danno cardiaco e di stress miocardico sono utilizzati
nella clinica del cane e del gatto mentre quelli delle altre categorie non
hanno ancora applicazioni pratiche.